Emilio Villa su Sebastian Matta. 1949

Sebbene molti abbiano qualche idea interiore ab­bastanza urgente, tuttavia i più delle persone si nu­trono di abitudini che impediscono loro di mettersi in luce quali protagonisti nell’orbita delle vicende impegnative, creative. Di queste vicende sappiate, al momento giusto, ascoltare tutto quello che è inteso a suscitare, e non a spiegare o tanto meno a figurare.

Allora dimenticate:

il gusto, e i successivi bivacchi, delle apocalissi

il dogma neutro dei logos e delle sezioni auree

gli schemi delle scialbe attitudini euclidee o

gaussiane

e tutto lo scatolame delle irritazioni ibride, dei

parallelismi dialettizzati, dell’anima-corpo,

delle pastoie ereditarie

i nodi e i grumi e le sbarre dei silenzi onirici

e le chimiche astruse dei poissons solubles

e tutti i fantasmi della geografia poetica o pit-

­torica

e i tuffi nelle circostanze desolate dei paradisi, dei limbi,

degli inferni

dimenticate i sofismi dell’eleganza sensitiva e le

superstizioni voluttuarie,

e allora voi vedrete spiralizzarsi la vita anche

da un seme posato su una lastra di granito scuro.

Usate i materiali che portino il sigillo delle ori­gini create: sono strumenti per penetrarsi; per bru­ciare senza incenerirsi, senza intenerirsi; per illumi­narsi senza consumare.

Nel luogo della coscienza. Per l’occhio interno non ce che una sola unità, una sola identità, una sola complementarità, ed è quella della coscienza co­niugata agli abissi che la generano e la alimentano. Allora noi parliamo, per l’occhio interno, di coscienza militante, e nominiamo l’abisso

non alone metafisico

non atmosfera esposta allo sbaraglio della in-

differenza e della smentita

non aria da respirare ma organismo

ma semenza del chiaro

fonte della misura libera e illimite

matrice della coscienza generale e delle spin­te originarie.

Stiamo tracciando i segni di un nuovo luogo della coscienza.

Gli altri ignorano che se per essi è naturale, in quanto viventi una vita usuale e irriflessa e priva di riverberi, di concepirsi cosí come si concepiscono, co­me in uno specchio avariato, non è però né fatale né necessario che essi siano così. Anzi, se tutti i pro­cessi della vita ordinaria non dipendono che da quel­la ignoranza, e se tutto, istituti sistemi norme argo­menti sentimenti visuali non testimoniano che di passioni insoddisfatte e oscurità impenetrate e ener­gie perdute, ecco allora qualcuno dovrà tentare la ricerca degli strumenti di liberazione e la misura dei luoghi della libertà, le dimensioni dell’abisso. Perché il chiaro è dentro. Non inanimato né inamovibile, non numerabile né confinato, più laconico delle equazioni di molti gradi, è ciò che insieme dobbiamo rintracciare oltre lo sguardo usuale. E non tanto i tuoi occhi fisici, e la loro presuntuosa timidezza, e non tanto la loro dimensione automatica e numerata, ti daranno il chiaro, quanto invece i tuoi grandi desi­deri di agire, e i tuoi moti intesi alla grande preda più solenne del calcolo e della direzione, alla in­tatta estensione del chiaro, dove vorrai emergere nel più puro dei casi umani; che per le anime deboli è oscurità o deliquio o assurdo. Invece è il reale.

L’immagine, il segno, il suono, il rapporto, e il fenomeno che li capta, non sono cose, non sono og­getti: ma sono azione. Un quadro è l’agire.

Quindi la comprensione o, come si dice, l’intelli­genza, non è un divertimento sensibile o una diva­gazione, ma è una forma creata nel senso della in­tensità, della chiarezza, dell’unità. È agire.

Per pagare il prezzo di ogni azione, e per far sca­turire nell’uomo lo spirito dell’uomo, bisogna essere persuasi che:

l’ordine dello spirito non è l’ordine meccanico,

né qualunque altra cosa analoga: ma è l’oltre,

e il chiaro;

l’unità-chiaro sottratta all’infinito l’aumenta al-

l’infinito, o l’unità addizionata all’infinito lo

diminuisce all’infinito.

[1949]

 

 

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Emilio Villa,
Testo su Sebastian Matta. Da: Attributi dell’arte odierna 1947/1967 (Feltrinelli, 1970)
Nuova edizione ampliata, a cura di Aldo Tagliaferri, Le Lettere, collana fuoriformato, 2008 –

 

[ grazie ad Aldo Tagliaferri, alla casa editrice, e al direttore della collana, Andrea Cortellessa, per il consenso alla pubblicazione online del testo ]