Trentaseiesimo canto
Il proprietario, vòltosi alle ombre che susseguono fuori dai vetri, canta:
tu devi entrare! o tu! o tù o tù
ti prendo… ti tiro dentro…
qualcuno entrerà in sto cazzo di negozio…!
te ti prendo per le braccia te le spacco se non etnri… èentra!
devi venire dentro… guarda: quante cose… troverai ben qualcosa
da comprare, da prendere ché ti piaccia, qualcosa da portar via
stronzo! stronzo maledetto! io ti spacco la giacca se non entri
ti strappo le braccia le mani le dita una per volta uno per tutti
vòi dovete comprare: uno via l’altra prendere un coso e andare
pagando s’intende, come quella che dice: che bella quella: io vorrei…
è mia moglie..! pagando, s’intende, capito, hai capito testa di cazzo
tu passi e vai, quanti come pesci dentro il vetro e basta! singoli coppie
terzetti quartetti, fermi per un attimo, poi vìa! ma hai guardato bene
che meraviglia, guarda: quante cose una meglio dell’altro
belle utili, tù devi entrare dovete entrare comprare se no son sfottuto
con tutti i soldi i debiti che devo, starò mica qua come uno scemo guardando
guardare le mie robe sole solitarie zitelle che nessuno vuole
tutte le mattine vedo la morte: passo prima d’entrare per le molteplici
le quindici venti vetrine delle grandi Spa, di chi mi sta
uccidendo, stan per aprirsi, qua e là volteggiano commesse altre
si fermano dietro le casse, tra poco decine entrano, macroaziende
tutti e tutte dentro lì a girare circolare guardare poi altre decine
centinaia migliaia prèndono fanno a fila impacchettati anche loro
e vanno vanno pagando s’intende dopo aver pagato stronzi maledetti
tutte le mattine vedo la mia morte nelle mie due vetrine penetrando
quasi furtivo buie colle mie cosine che sembrano chiamare e loro là
loro là e Spa di grande vendita grande consumo file e file
di vetrine e personcine in un marasma di cose da guardare da
scegliere comprare pagare andando
vìa!
portano la morte la morte
mìa
[Da: Giancarlo Majorino, Viaggio nella presenza del tempo, Mondadori, 2008.]