1
segna, là (da parte) sul filo, s’inchina, là, che no non un andare un volo magari a far passare l’ago nato a unire. un moris Dante che appare, riappare già pesto. al buio, sul corrimano. poi, pentito, procede. 61. amando un po’ tutto, compreso il poster dell’Adami. ringrazia per l’ospitalità. (magia magia). messa su per l’occasione musica insopportabile. rimesta nervoso un po’ di ghiaietta in tasca. annaspa, mano a cucchiaio constata l’aglietto. venuto per l’apostolato, accenna, la sala l’aspetto, per quando? un non so che, giusto un po’ da parte. preso così all’improvviso notando dell’astuzia nella disposizione dei posti un po’ più avanti il formaggio, nel frantoio il prezzemolo (evvai evvai). il bagnét dell’esteta. attardandosi in cucina aspirando forte (si mangia si mangia). tema, si fa un salto a Manta, ricordi il giardinetto del castello? vedette sparse ti facevano segretamente i complimenti. questi nostri posti tramano poi su varie altezze da raggiungere. all’unisono si svicola su castiglie, i diavoletti mascherati nei vicoli. (cupidi cupidi). 5. Artigli, contentini come si deve. i debiti pagati al passaggio degli scuri. Eccome se era degna. fa vedere una borsa con della frutta spingendo sul prezzo. l’azzardo il freddo il latte che si integra col caffé. raccoglie firmamenti. e tutte e uno. si teme per il meglio. se le tira su, tutte e une. utriusque. un’unghia quindi armeggia cerca vittime ti vedremo e ti daremo un compenso. ah, quell’esame, quinto piano, si ritira per cambiarsi si colora e disanella. amanti, capito? amanti delle lettere laggiù rivisitano cieli e lampi e fortune (ti prego, non c’è nessuno). stordendo le dita per il nervoso dovresti […] indicandole proprio lì, di più sì, di più. 24. sicuro (ci mangiano in molti). Ah! sta mini svelta io e quell’altro, gira pagina
2
di tutto e lautamente, data in pezze, in filmine, sprona, libera, dolce. esala (finché dura) (fuma sul rimorchio avvezzo al dibattersi, al ribaltarsi). paga col t9. fa presto e sublima. osa giocoforza intorno alle spine per raggiunger fiori e terre da bagnare accogliendo intanto con diffidenza, entrate, dai. 30. le vedute pazze dalla cattedrale. 136. precontatti. nuda nel fiume a farsi fotografare pisciando un po’ per l’emozione 41. canzoni di pertinenza. 42. il tentacolo del mozzo. quando si spaventa fuma, prelibato. 87. Presto imparerà l’ampliamento l’organizzazione il merito. sul volto se ne dà parecchio. lo guardano un attimo, già svenente. 39. opere di lento logorio. a mezzo busto, a far le onde, ecco come suona la nave, a fatica. si scorge a dritta un barchino 10. le furie mi lascian solo, annota fumettando sul vetro
3
E chi allora? i superbi? se ne fregano, buttano tutto sul tavolo (riordineranno in due) se: due, se no, no, se per pietà, se dura, se per s’offrire, uno” (le ragazze han delle faccine), din din. si tratta di: denti (pretesi da fesse), rituali tuoi paesi tuoi, pagheranno a rate parecchia rumenta. 37. rimanere indietro per meglio vedere. Il gessetto scivolava rivelando sorprendenti implicazioni della storia, la polvere cola, sembra impossibile ma cola. quante pene quante perse, il trio ora è un trio, limitatamente ai corni ai cavi al filo, telecomunicanti difficili da assemblare. 31. a tratti fissati i nembi infradiciandosi in pieno giorno. sul muro vola brevemente un cartiglio, il disegno d’un serramento aprendo al parallelo. fingendo del Senso si verrebbe per bere qualcosa in pace. passa qua il gatto, com’è che si chiama com’è che sei, com’è che sei. foreste dell’amor irsuto e si sa dell’ordine da rimettere: le cose più belle ma non costose. e sì che il mandala delle briciole produce scìe, se ne ricava un po’ di serenità, passa il sale, alza un po’. lo stato sociale della, sentite questa (svirgolando un po’ di latino). i paggi pronti per il massaggio. b. ha pianto tutto il giorno, di che risarcire diluvi e saggezze, pensa, accostando la sedia, se potessimo distrarci un attimo, ho l’ardire, sì di tenermi, tieni, tieni pure. all’improvviso accedono al terreno. ingurgitate senza, ne chiede, ne chiede. ci sta tutto? ci vuole un’altra stanza? il comandar dolce della voce coccola e le tende, fluff, si gonfiano, sarà la latenza, la statica impaziente. smettono di ridire vedendo il mostro piegato sulla tazza. 29. intorno alla culla s’incantano un poco. 30. al camerino. dei tali l’affiancano riproducendo il tracciato conosciuto della mano, prego ah, l’unto del piedino, l’asma volitante sul collo. detestando la voce pralinata di v. vuota diversiva il vasino la notte il vanto se ne ingozza. l’ansia petecchiale del re a vitto buono e alloggio migliore: carminando eneidi e terenzie ride annuendo, le palpebre quando scendono scelgono te. l’imbarco verso il salotto esemplificato da un tot di cosce, braccia, s’avvitano si svitano in una mantecazione oraria ondeggiando fra le parti molli si promettevano un po’ d’europe accennando a casi di superrisvalutazione ritrovandosi in diagonale. si faticava sul punto. ecosentivano vibrazioni: far da sciatta no, mi sconforta. l’ala scende un po’ cercando l’abbraccio. sa d’orto. si reggono sulla soglia le poche andate via, vai via? vai già via? il sonno gentile delle ossa accompagna alla porta: della dissennata sorte: qui e d’usci si fan grinte d’episodi, di storture. 21. Lo mettono mezzo morto sul calesse. un raro caso d’ipodemia. la maniglia mal presa per non salire, scivolando sul cuoio rotto del sedile. si levano lunari le luci i gas gli dei dicendosi addolorati per l’accaduto
[…] moris dante / roberto cavallera. 2012 Share this:Print & PDFFacebookEmailTwitter […]
LikeLike