da: sotto peggiori paragrafi / fabio teti. 2011 – …

E però che soprastare alle passioni e acti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse, e trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre dallo exemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scripte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi

 Dante Alighieri, Vita nova, I, 11

……….mi ha fatto un animale, una macchina, una macchina, un animale, come posso assicurare che sia io il responsabile di tutto? e se è una poesia che ho nel mio vecchio cerchio di dolore generato dalla morte di un capello, ho scritto ma è lo stesso anche a causa delle guerre dei segni: perché io, a sua volta, porta alla morte e vi si lascia inoculare senza i vari arredamenti, le applicazioni, dimenticate, per l’espulsione di rifugiati a vario titolo nell’incubo cotidie di bruciato il ragno della, verità, ma mai la tela del regno

……….centripeto e così in astratte e le scanalature inferiori del piano detto astrale, in cui è il divario di transizione o un’altra formula a scavare all’improvviso un panorama di corpi celesti e di sangue. prepararvi un proprio moto, in luogo, ma una catena anche umana e girare in ogni caso non contando su quell’aggettivo, comune a tutti, o peggio o meglio. invece, si ha giusto una vaga idea della guerra poi coinvolti in un dialogo da strada, e come prorogati o postergati a un’estensione permanente della pressione diastolica e sistolica dai vostri, piccoli conti controllati dai computer, negli eoni con successo

……….infine, è stata accettata, o non lo è stata. la gente chiama lui un umano, o altro di simile, purché lo si assimili, ché in le scoperte fuori quello toglie cosa solo solo antropomorfa ma gestita dalla scienza come vera: si sta distrutti hanno creato pensa proprio una cassetta, di sicurezza, per l’abuso di potere e la semplicità della larghezza di banda. poi alcuni, di voi o senza ricorrere a dell’acqua, non si ricordano ma niente della tenia né del fuoco: eppure, la passione morale è una parte naturale del corpo come il seno o un’ascella o le dita se lasciate senza protesi

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……….non con adesso ioni solo, dendriti, ricerca è di una rimotivazione non serena del contatto, e dell’attrito; questo comprende lo spessore della prima, linea, e i materiali in terzo luogo detti di rivestimento. dire qualcosa nel buio dei ciechi che insiste su scrittura scrivendo forse questa non è sempre e sempre cieca. trattarsi ancora di memoria, è possibile – anche quando la bocca è in quello di produrre una o un’altra violazione del grigio. fino al discorso del rifiuto del discorso, le lesioni infatti essendone una regola: un animale umano che cos’è, o un cataplasma, o un macchinario, essendoci uno strato sottile di variabilità potenziale ma nessuna profondità imperscrutabile. perlomeno, è sconsigliata, perché violacea da schivare; e in ogni caso, le condizioni primarie dell’esistenza sono eccoci, finalmente, alla formazione del concetto di tempo lineare: si può immaginarne la storia e immaginare la storia, ché la struttura sarebbe più irritante da capire se la linea di memoria fosse invece questo spruzzo di mercurio convertito, in base agli accidenti della distribuzione, in un numero poi enorme di punti d’attacco: l’uno oscillare dall’altro, e se non si sa come e quando, riprovare nuovamente. non è possibile dedurne il processo, di fase in frase i materiali e i legamenti allagati: una è l’anno non è quello e la finestra dei soldati vuoti oscuri di plastica era persino alcuni tratti del divario detto di compensazione: annegamento, gomma bianca, ràzza passata sul sole – barbiere ancora dalla zucca di barbarie, che ha stenagliato e ha stenagliato tra i denti

……….tra identiche e infine, anche se questa serie discontinua presenta alcune regolarità come lacune, lachesi, una stima dei suoi aspetti causali non lasceremo si riduca a una meccanica o altra forma di ideale. piuttosto, diversi rischi connessi con l’entratura dell’incidente come categoria nella produzione di eventi discorsivi: e in tal caso si sente, la mancanza di una teoria che ci consenta di riflettere i rapporti tra i lacrimogeni e quel fosforo che quando ci si sveglia è a portata, non è a portata. il problema rimanere sempre questo, ipotetiche frizioni intestine a una guerra: fino a raggiungere un numero adeguato, di connessioni, e tra gli strati disparati della scoria. tuttavia, trattandosi di un sistema dinamico, accade senza che sia dato mai ripetere la stessa situazione. mai se non in casi gravi, allora esattamente si sarebbe nella stessa posizione: ciò nonostante, io è quasi sempre dovuto andar via prima, non saprai dire poi se è vero veramente. riempire gli strati di sloia, insomma, non torna; ma dopo, la reazione, che a quel tempo e su entrambe le facciate era qualcosa di particolare in questo senso, più non solo in un futuro non può essere prevista, ma lo stesso passato fu in continua diversione. negli occhi dell’osservatore, che non è certo neutra sponda né l’intero sistema degli steri. di ossa e questa, è l’eredità di quanti credono che un modello siffatto non sia causa né legittima di scandalo, bensì un modo, e non dei pessimi, per la visura e poi modifica del mondo

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……….questo è il viaggio né l’intera superficie della matrice ossea, lo scrivo mentre lo leggo, la prova o la perdita nell’abisso dell’ascesso ha cominciato ad andare: intorno al mondo delle cose, le amputecture, ma anche nel campo dell’ottica o è tagliato via il blocco della notte e delle immagini del mare: il fantasma, che è situato nel mezzo di due caratteri scuri, assodati, le può variare e significa che il tuono è in continua evoluzione, nel linguaggio del corpo o nell’inverso della nebbia e l’aria sporca un altro mondo con la morte, nelle parole. ma non si è certo a lavorare qui per la creazione di un punto di riferimento per coloro che pensano che le vicende dei personaggi, nemmeno, che i personaggi e star lontani da qualsiasi riferimento a problemi di genere sia simile alla fine a una domanda o a una lingua: il protagonista degli eventi è utilizzato, e in sostituzione,

……….diversamente, dove vivo, ma nessuno conosce gli adatti soldatini per il successo del decesso in piante acquatiche, in lucido per scarpe, lo stato d’animo dei bipedi del luogo e poi la pietra: vi è un urgente bisogno di spazio, e anche se lo fanno, lo chiami ancora morire, la presunzione che era vero e che bruciava ed è crollato, ed altri format poco adatti alla vita intestinale. ho imparato non appena me lo faccia sapere se ero. altri, immediatamente, si rivolsero alla rabbia, non è il silenzio assoluto della pratica di morire di violenza, ma certo un fomite ed anche la memoria dell’incerto tempo-mondo della fisica, come se possono lo dicono. l’inerzia del discorso funziona se ha un’antenna sul tetto, ed è di manica larga con i ragni e addirittura schiume intorte e le sculture dalla notte reingoiate, tutta una serie di ossa e una tendenza spiccata a costruirsi dentro il buio un rimasuglio fulminato. il consiglio è allontanarsi a poco a poco, lo spazio vuoto distrutto da un moto bustrofedico e obiettivo e obiettivo e bustrofedico. non credo che io sappia di esistere sotto forma di frasi o di altre parti del corpo e perenzione delle cellule (appuntare, in ogni caso, che questa visione la permette lo sviluppo impreveduto del vetro)

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……….piuttosto ancora una deposizione, e come stare qui a eseguirne ogni respiro, e se la mente n’è il cotone e l’indice, e se la mente n’è il cotone e l’indice anche quando il costretto delle soluzioni, l’arredamento che ti danno, è ora, che fai l’amputectura dopo l’amputazione: un dito sul braille per l’uso, tuttavia, portato anni, in spirali tratti aerei di disàmare, in modo da poter accedere, pura assurdità, al chip con regesti di lete, e il contatto con i fili di ferro o di rame, nero, per non dire, nel testo del muro le disambientate dovunque. lo muovo mentre lo leggo, o una pelle di plastica non è in pelle di animale neanche in resina, le alate peptonizzazioni, stritolamenti e gli altri scenci in modo assai significativo ora prestati all’attenzione, come si dice: tu dici quello che dici, ma ad arrivarci hai un cambiamento del linguaggio, nonostante sia l’anobio sempre fatto a circumrodere. ma prima, l’intonaco di spiriti maligni, e una significativa riduzione nei segni: una canzone sulla quantità e la ragione non è difficile, la si fa adesso su una roccia alta, dove saranno respinte

……….tra le rovine e gli anni lunghi di caccia, le rovine di cominciavano a marcire, di si basavano sui cimiteri e i buchi vecchi, le cataste, di morti dove sono i morti e le dismissioni dell’infine anche il sole, venire in dissoluzione: e tutto, ogni sera e indossare come una risposta demoralizzata l’atelìa della vita, che è tuttora un attento o meno attento studio della nebbia e non poter vedere nulla, in tempo reale: le idee della forma dei sogni e del contenuto ideologico della scoria in disordine non faranno una persona, ad esempio, o non una volta per tutte dacché il mondo, poniamo, non si pensa possa essere poi un chiaro, visage è una metafora del tutto impertinente: ma una violenza che non smetti in ogni caso di fare, una lacuna in cui riprendono anzi perdono gli eventi il proprio corso: anche quelli con le ali, come i piraña che hanno ripetutamente scassato una serie di blinde e doppivetri: il flusso di denaro a nascondere un’enorme, stanza e buio della ascoltando l’aumentare degli indici di scambio: eppure i dati di qui, se la stanza è quella in cui si è a caccia di chelìceri in incàvo, di pedipalpi in incàvo e lo spostamento della polvere può darsi come lampada infilata nell’ano, e spezzata poiché chimica ad ustionarne le mucose, conducono via via alla quarta regola: una delle esternalità non rimuove il discorso dal suo nucleo interno, ma vale certo anche di questo l’inverso. però passando attraverso la sua comparsa e il potenziale delle irregolarità esterne può vomitare a una serie di eventi imprevedibili

……….e imprevendibili di elettrodi e la pelle, parlando con la testa dentro un sacco né non voglio questa storia non è vera: carne, nel freezer, ombre, nel freezer, mente cui lo spazio ha fatto molte, sevizie. non in rima dopo chiude e dopo torna, ma l’orologio è inevitabile ed il fosforo, non quell’altro che non sposti con le dita. ricevendo poi un commento o del filo spinato – e abbiamo scencio di carotidi e altri segni sul crollo: delle cose, poiché la corte, continua qui a flottare come segue: venerdì, schiacciata in posacenere, portare il buio al buio o qualsiasi altra cosa. quando è stato restituito non ha detto come e quanto fronte corse a colliquare, dove appare nello scritto come cosa che ha rimosso. e il processo è come il codice nel freddo e nel silicio, e dietro schermo, non c’è alcuna equivalenza in questo caso: è una cosa e non un segno del reale: cosa è possibile dire sul peggio

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……….siamo quindi alla lotta di classe se non sei soddisfatto con il solo dolore: gli interi pezzi di penso, andati, di riguardare, andati, potrebbe dire in queste cose il vero a forza ma non essere nel vero che ne è una differente. imparare in dieci mosse a fare un controdocumento vedi sopra, senza ricorrere al notorio o ancora al nero ingollatore che risale le abissali. è stato detto che le azioni, da allora, ma non più come dilemmi se poi i tendini, la puntuazione, sono risolti in smarrimenti nell’illune, dei negoziati. in questo senso è radiopaco e evidente, non si dà alcuna capienza di scampo: o ignorarlo o trasformarlo, ma serve animo e comunque un cursore avvertito e sottile nei rottami. o un altro gesto o la morte, un sito infatti per escutere poi i limiti seguenti: la conoscenza per mezzo di azioni sconosciute a se stesse, e così via perché il presente è un sistema di allarme, da uno a un altro emisfero – anche di polline, volendo, se un tale assillo è accurato, e lo curate, il malinteso in tutto quanto e nelle antère, senza preavviso: il mondo intero e come appreso nelle frane, sei in quello muto e strinare un’altra volta entrambi i tempi: il pavimento e scavare una buca dove il passo successivo non sapeva, né se stava sempre ancora con l’errore


da EX.IT – Materiali fuori contesto, a cura di Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Giulio Marzaioli, Michele Zaffarano, La Colornese – Tielleci, 2013