161. È sempre più chiaro che l’origine referenziale del linguaggio e il suo significato sintattico (o linguistico, o relazionale) costituiscono la contraddizione (sempre che tale sia) da comprendere se vogliamo accettare una poetica del linguaggio autonomo.
162. Se riuscissi ad addurre una tesi irrefutabile secondo cui il linguaggio non referenziale non esiste (una tesi, cioè, che vada oltre a quelle categorie speciali che sono le preposizioni e i determinanti), vi includerei anche quello che sto scrivendo? Naturalmente sì.
163. Quello che si legge è quello che si legge.
164. Prendiamo un appunto da qualche altra parte, poi trasferiamolo qui. È lo stesso appunto?
165. Voglio che la forma sia percettibile ma non conseguente al significato cui si riferisce. Dovrebbe piuttosto servire a spostare a piacimento quell’elemento al cervello anteriore o posteriore.
166. La forma come estensione del signi cato cui si rife- risce, sottolinea che il rapporto del significato con l’individuo, la voce o l’immagine in quanto estensione di sé, evidenzia la separazione tra sé e gli altri. Io voglio invece che si riconosca il nostro essere legati.
167. Uno scritto che è tutto lavoro e procedimento tecnico, per esempio una poesia derivata da una precisa formula, è interessante solo per questa semplice circostanza.
168. Le parole in un testo come stati su una mappa: il significato è il commercio.
169. Una certo tipo di critica si limiterebbe a descrivere gli aspetti formali di una data opera e a dimostrarne l’ordine con lo scopo implicito di dedurre l’intenzione dell’opera. Dunque, da un confronto tra l’intenzione e l’opera (e, in secondo luogo, tra l’intenzione e altre opere di intenzioni identiche o simili) si potrebbero ricavare le basi per un giudizio.
170. È possibile che un’opera nasconda le proprie intenzioni?
171. Ma se all’intenzione si arriva sempre per via deduttiva, l’opera non sarà sempre uguale a essa? Saremmo in grado di riconoscere un’opera che non corrisponde all’intenzione originale dello scrittore?
172. Forse si potrebbe dire che la poesia che sto scriven- do qui è un esempio della condizione descritta in 171.
173. È possibile giudicare le intenzioni, buone o cattive, giuste o altro? Questo ci porta nel campo delle distinzioni politiche ed etiche.
174. In anni recenti, la critica ha esercitato un ruolo dinamico nell’evoluzione delle arti visive, ma non nella scrittura. Maggiore impatto ha avuto la teoria elaborata dagli scrittori stessi, anche se per buona parte infondata, se non addirittura mistica. Una spiegazione possibile: essendo teoria applicata, la critica è utile soltanto se rigorosa nella propria applicazione, cosa che si rivela impossibile tanto sono approssimative e vaghe le norme che caratterizzano tanta scrittura recente; la teoria, invece, si può adoperare anche solo in maniera evocativa, come appunto è successo indipendentemente dalle mistificazioni presenti.
[da Ron Silliman, Il quaderno cinese = The Chinese Notebook, 2019. Benway Series, 13.
Traduzione: Massimiliano Manganelli]