le scritture asemantiche di irma blank / gillo dorfles. 1974

 SCRITTURA ASEMANTICA: IRMA BLANK

Irma Blank _6In un periodo come l’attuale, di esasperazione linguistica, – ossia di presa di coscienza ma anche di eccessivo sfruttamento di tutto l’apparato che regola i vincoli, le concatenazioni, le modificazioni, del linguaggio (verbale e non verbale), – era prevedibile anche un infittirsi di attività artistiche (ossia «gratuite», puramente immaginarie, non funzionali) attorno a questo settore principe della comunicatività umana. Prova ne sono le molteplici forme di poesia visiva e concreta, di pittura basata sul segno (da Capogrossi a Tobey a Twombly), e finalmente le infinite incarnazioni d’un’arte visiva che, di un segno pseudo-grafico o pseudo-ideografico, fa la sua base d’azione.

La pittrice italo-tedesca (o, meglio tedesca di origine e italiana d’adozione) Irma Blank è stata, pure lei attratta da questo aspetto della visualità: un aspetto così sottilmente ambiguo me anche così rigorosamente controllato; e ha dedicato l’ultima fase del suo lavoro ad una serie di opere tutte impostate su quella che possiamo, credo esattamente, definire una «scrittura asemantica»: una sorta di grafia-ortografia, che si vale d’un segno ben individualizzato (con tutte le caratteristiche della personalità di chi lo usa), ma privo, vuoto, scevro, da ogni semanticità esplicita, giacché non è costituito da – né è scindibile in – «segni discreti», in lettere d’un sia pur modificato alfabeto, né in ideogrammi sia pur alterati o neoformati.

Si tratta, come appare evidente, d’un ritorno husserliano alle «Sachen selbst», o, in questo caso, ai «Zeichen selbst», anzi ad una sorta di Urzeichen – di segno primitivo-primordiale, quel segno non ancora differenziato – anzi, meglio, già tanto differenziato e usurato da essere addirittura entropizzato, consumato, divenuto non più veicolo d’un concetto, ma veicolo di se stesso; e, come tale, da costituire quasi al ritorno dell’artista alle sue radici prime, al proprio io indifferenziato, colto in uno studio pre-linguistico e pre-semantico.

Irma Blank _7Si tratta, in definitiva, – tanto per analizzare da un punto di vista un po’ più tecnicamente questa sottile operazione della Blank – di disegni che determinano sul foglio bianco orme sottili: quasi tracciati encefalografici, fini a se stessi, e che sono quindi sovrapponibili ai segni d’una qualsivoglia composizione grafica, astratta, salvo a conservare, in un certo senso, l’aspetto esterno, la morfologia estrinseca, d’una effettiva scrittura manuale.

Non posso pronunciarmi circa quelli che potranno essere gli sviluppi futuri di queste preziose e rigorose scritture orbate di «senso», ma credo di poter affermare che, già come oggi si presentano, denunciano una notevole sapienza compositiva, e una sensibilità spaziale e una raffinatezza cromatica di insolita levatura, che in parte le accomuna a quelle tessiture indifferenziate costuite – queste – da incessanti serie numeriche – del polacco Opalka. Sicché queste pagina scritte si presentano ai nostri occhi come messaggi segreti e criptici che vorremmo poter leggere; non altrimenti di come ci accade di voler decifrare senza riuscire qualche antico gerografico di lingue ormai morte, sopravvissute su qualche antica lapide e di cui possiamo apprezzare solo l’armonico succedersi del segni senza penetrarne l’intimo misterioso significato.

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dal catalogo della Galleria Cenobio, Aprile 1974


(Scrittura asemantica: Irma Blank, galleria Cenobio-Visualità, Milano, 1974. Cit. in http://www.dechiricogalleriadarte.com/docs/10e2e747b68c56cb3d76901a0ee03517e39ce2d1.pdf) (archiviato in Internet Archive, https://tinyurl.com/yyplqx53)
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[ thanks to Tim Gaze ]
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The Asemic Writing of Irma Blank

English translation by Nerida Newbigin, 2014

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