john cage

Rinko Kawauchi, from “Utatane”, 2001

Noi non abbiamo soltanto un modo di vivere che tutti dovrebbero seguire. Dovremmo avere tutta una varietà di modi e poi dovremmo avere anche la possibilità di altri modi ancora, rispetto a quelli che pensavamo, in modo tale che ognuno possa vivere come intende vivere, invece che come altri pensano che debba vivere. Dovrebbe vivere come ha bisogno di vivere.

La gente tende a farsi delle idee di ciò che ritiene interessante, e sarà un numero di cose molto limitato perché l’immaginazione delle persone è pigra ed esse preferiscono fare poche cose piuttosto che molte e si accontentano di farne una sola per un tempo straordinariamente lungo.

Ogni volta che uno parla nozionisticamente, con esattezza, su come qualche cosa andrebbe fatto, tu ascoltalo, se puoi, col massimo interesse, sapendo che il suo discorso descrive un’unica linea in una sfera di attività potenzialmente illimitate, che ognuna delle misure che lui ti dà esiste entro un campo spalancato all’esplorazione.

(John Cage, da Lettera a uno sconosciuto, a cura di Richard Kostelanetz, Socrates, 1996.)

(Image: Rinko Kawauchi, from Utatane, 2001, Little More Co. Ltd., Tokyo.)