da KINKY / Denise Duhamel. 1997 I

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PERCHÉ BARBIE E KEN NON PORTANO BIANCHERIA INTIMA

—per Sharon Stone

È una faccenda complicata,
il fatto che Barbie non porti il reggiseno e le mutande
sia che faccia giardinaggio o dia un ricevimento.
Rifiuta persino l’idea di indossare una maglietta
quindi non può trattarsi solo d’una scelta politica.
Non ha scusanti Ken, che si mette lo smoking però
non porta i boxer. C’è chi sostiene sia a causa del prurito,
altri incolpano la cattiva educazione ricevuta dall’azienda che le fabbrica.
Non producendo sudore nell’interno coscia forse le bambole
pensano: Che cosa ce ne facciamo di un paio di mutande? I bambini più pudichi
mettono il bikini a Barbie e il costume a Ken.
Gli adulti più pudichi preferiscono non sollevare l’argomento.

BARBIE HIPPIE

Barbie non riesce ad afferrare il concetto
di amore libero. Dopotutto è nata
in un mondo capitalista
dove nulla è gratis. Può scegliere solo
fra un Ken Biondo e un Ken Moro
che sono praticamente uguali ad Alan, il ragazzo di Midge.
Ken non ha avuto modo di indossare i pantaloni a campana
o una tuta psichedelica
fin quando non erano passati di moda, verso la metà degli anni Settanta.
Poi, quando Barbie ha provato a baciarlo
i favoriti di capretto scamosciato si sono staccati
e le sono rimasti attaccati alle guance. All’epoca non c’erano bambolotti di colore
quindi concluse che un figlio dell’amore di razza mista
era fuori discussione. Barbie porta a spasso il barboncino
incontra le ragazze trendy con l’ombelico scoperto
e partecipa ad una marcia contro la guerra. Ha le mani incollate
e non riesce a fare la V con le dita in segno di pace.
Si sente come Sandra Dee ad un concerto di Janis Joplin.

BARBIE LETTERARIA

Quando Barbie legge La Metamorfosi di Kafka
il corpo inizia a farle male. Le sembra d’essere
Gregor Samsa, il commesso viaggiatore – scarafaggio
che vorrebbe spiegare alla famiglia la sua
trasformazione, ma produce solamente
il verso d’un insetto. Non è la prima
volta che le accade.
Nessuno nota i gemiti di Barbie, risatine silenziose
se viene piacevolmente accarezzata, grida disperse
quando chiede aiuto. Asolta dalla stanza accanto un’umana
dire ad un’amica che le donne un attimo prima dell’orgasmo
piegano i piedi come Barbie, puntano gli alluci verso la sponda
del letto come se portassero i tacchi a spillo.
A Barbie viene in mente qualcosa, non sa dire
se si tratta di un ricordo o di pura fantasia:
È lei ma non è lei,
sotto le stelle, in un prato bagnato. Assomiglia
a qualcuno che non ha mai visto prima d’ora—una ragazzina paffutella
con l’acne e un paio d’occhiali molto spessi. Ha una mano,
la sua oppure quella di qualcuno, in mezzo alle gambe
e sperimenta l’inizio di qualcosa
che non ha mai provato prima. Nel terrore del piacere
bisbiglia il suo rifiuto. E si sveglia, immobile,
di plastica, a forma di qualcun altro.

BARBIE BUDDISTA

—per Nick

Nel quinto secolo a.C.
un filosofo indiano Gautama
insegna che “Tutto è vanità”
e che “Il sé non esiste”.
Nel ventesimo secolo d.C.
Barbie concorda ma si chiede come faccia un uomo
con una pancia del genere a mettersi in posa
e sorridere senza una maglietta addosso.

[Traduzioni di Marco Simonelli. Immagine: David Shrigley, Barbie, 1998, Artprice.]