da ingénieur du temps perdu / marcel duchamp intervistato da pierre cabanne

Si ha l’impressione che ogni volta che lei ha assunto una posizione, immediatamente ha voluto distanziarsene con l’ironia e il sarcasmo.

Sì, sempre. In fondo non ci credevo.

Ma a cosa credeva?

A niente! Anche la parola “credo” per me è assurda. Come la parola “giudizio”. Sono parole spaventose, su cui il mondo è fondato.

Ma almeno crede in se stesso?

No.

Non crede neppure a questo?

Non credo nella parola “essere”. Il concetto di “essere” è un’invenzione umana.

[ Marcel Duchamp, Ingegnere del tempo perduto. Conversazione con Pierre Cabanne.
Trad.it. di Angelica Tizzo. Abscondita, Milano 2009, p. 99 ]